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domenica 14 agosto 2011

L'ESORCISTA (1973) diretto da William Friedkin

Premetto che per me quessto è stato e sarà sempre il più bel film horror di tutti i tempi, ho, spulciando in rete, letto una recensione su questo film fatta da un certo "dobel @" sul sito: http://www.filmscoop.it/ dove affronta il tema del conflitto tra bene e male in maniera molto approfondita è sicuramente suscettibile di proficue discussioni, pertanto, sperando che non faccia torto all'autore "dobel @" riporto l'intero suo commento, che potete trovare, anche per un dovere verso il sito e l'autore del commento, sul seguente link: 
http://www.filmscoop.it/cgi-bin/film/lesorcistaversioneintegrale.asp?id=39&Commenti=SR
Ecco il commento:
'Tutto ciò che si può provare è vero; non tutto ciò che è vero si può provare'.
Così Goedel apriva le porte alla logica del novecento, scrivendo anche (forse senza volerlo) la più bella apologia della fede: ossia lasciava aperta la categoria mentale della possibilità.
Il film in questione, prima ancora di essere un classico del cinema horror, è un bel film ( e per questo mi piace). Ma tutto ciò che lo rende un film horror è unicamente accessorio e strumentale alla vicenda. Si insinua il dubbio, in me, che il regista in fondo non volesse nemmeno fare un horror, ma esclusivamente un film drammatico che, visto il tema, non può che inquietarci e a tratti farci rabbrividire. Sì, perché tutto ciò che ha a che fare con la trascendenza, il paranormale, il demoniaco e il mondo preternaturale ci spaventa. In questo senso il film diventa un film di paura, giacché mette in scena una vicenda che fa leva su un nostro ancestrale timore, forse il pericolo più ancestrale di tutti, la realtà che maggiormente ci terrorizza: il diavolo.

Ma detto questo, dobbiamo anche considerare che il film parla centralmente di una crisi di vocazione, quella di Padre Damian, che rende lo scontro fra il bene e il male ancora più interessante. E' infatti una lotta interiore quella del Padre, fra il demonio e l'angelo che sono in lui, fra il bene e il male che coesistono in ognuno di noi. Siamo a livello dei testi di Giovanni della Croce. Quindi, a guardare bene, si tratta di un film sulla capacità di scelta: il demonio può tentare, ma non può possedere se non lo ascoltiamo (così ci viene detto dalla 'Summa Demoniaca' di Josè Antonio Fortea), e quindi gli ultimi responsabili delle nostre azioni siamo comunque noi stessi. Questo è quello che probabilmente sa Padre Damian, e questo è ciò che provoca il suo costante rimorso, quello stato di depressione che lo prostra e lo fa dubitare. Ma un altro piano del film lo rende un film interessante al di là del genere a cui è ascritto: il rapporto della scienza con la malattia. Le accuse di integralismo cattolico da cui la pellicola è stata tempestata, derivano senz'altro in primo luogo dal rappresentare la realtà del demonio come forza reale, e poi dal far calare le brache alla scienza di fronte all'imponderabile.
Il primo aspetto è perfettamente in linea con la dottrina: il diavolo esiste e agisce come una forza maligna e distruttiva nel mondo (erano gli anni in cui Paolo VI denunciava che 'i fumi di Satana' stavano soffiando anche in Vaticano... e ahimè probabilmente non si sbagliava!); il secondo aspetto, invece, è più scottante. Che la scienza debba arrendersi ancora ci sta, ma che un medico consigli un esorcismo, è veramente raro. La mentalità scientista non ammetterebbe mai che la forza della preghiera possa avere un effetto immanente sulla vita materiale. La scienza direbbe che se l'effetto c'è stato è stato provocato o da suggestione (e nel film viene infatti adombrata questa ipotesi), o da una causa che ancora la scienza non può spiegare ma che fra qualche anno... Risposte buone per tutte le stagioni. In questo film, l'efficacia della preghiera (e l'esorcismo, pratica che la Chiesa non ha mai interrotto dai tempi di Gesù Cristo, non è che preghiera), viene rappresentata senza timori o mezzi termini.
Quindi le novità non mancano, ma non sono quelle della rappresentazione della possessione (anche queste, certo! Ma le trovo assolutamente secondarie rispetto al messaggio della pellicola: noi vediamo la bambina posseduta così come vediamo la malattia di Tom Hanks in Philadelphia, per intenderci), bensì quelle della riflessione esplicita sul 'Mysterium iniquitatis'. E' un film notevole, in definitiva; un grande dramma che parla di fede, dello scontro fra il bene e il male, del coraggio della fede, della paura di fronte ad un atto preternaturale, della lotta interiore, della presenza reale di qualcosa che ci sfugge e sfugge la materialità ma che agisce negativamente dentro e fuori di noi. Ce n'è a sufficienza perché il film metta paura... ma la paura non viene dall'orrore che provoca la visione della povera bambina posseduta, ma da ben altro: dalla consapevolezza che se qualcosa esiste in grado di provocare quello che abbiamo visto, lo può provocare anche a noi; e noi avremmo la forza di ostacolarlo?

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