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domenica 31 luglio 2011

"E un pacchetto di gomme entrò nella storia" (Il codice a barre)

Correva l'anno 1948 quando due studenti dell'Università di Drexel (Stati Uniti), Norman Joseph Woodland e Bernard Silver, si posero il problema di come automatizzare le operazioni di cassa per conto di un'azienda alimentare. Dapprima pensarono di utilizzare il Codice Morse stampato ed esteso in senso verticale. In seguito utilizzarono dei codici a barre ovali e brevettarono la loro invenzione. A questo punto bisognava sviluppare un dispositivo che in modo semplice e veloce leggesse le informazioni presenti sul codice. Non fu semplice: il rumore dei primi dispositivi, il calore dalla lampada usata per l'illuminazione e il loro peso facevano del codice a barre una tecnologia a rischio di estinzione. Ma una grossa mano arrivò dalla tecnologia laser il cui sviluppo permise di creare dei lettori che consentivano la decodificazione dei codici senza troppe complicazioni e in maniera economica. Nel 1972 arrivò la prima applicazione: un grande magazzino di Cincinnati fece degli esperimenti, ma i codici ovali si macchiavano facilmente e si producevano delle sbavature durante la stampa, per cui si trattò di un insuccesso. Nel frattempo Silver era morto a 38 anni nel 1963. Tutto sembrava perduto fin quando Woodland sviluppò i codici a barre lineari che non presentavano i difetti dei "cugini" ovali e che furono adottati il 3 aprile 1973. Così, il 26 giugno dell'anno successivo, presso un supermarket a Troy, nell'Ohio, venne messo sul mercato il primo prodotto (un pacchetto di gomme americane) venduto utilizzando un lettore di codici a barre. Era l'inizio di un'epoca, tanto che ora quel pacchetto di gomme si trova allo Smithsonian Museum of American History di Washington, DC.

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