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venerdì 5 settembre 2014

Anticonformismo o Conformismo?

In questa breve sintesi vogliamo stuzzicare il lettore di quelle che sono le convinzioni per le quali molti di noi credono di essere anticonformisti senza rendersi conto di quanto in realtà siano il contrario.
Col crescente sviluppo della civiltà il gruppo di cui facciamo parte si allarga; diventa la cittadinanza nella polis.
Anche il povero romano si sentiva orgoglioso perché poteva dire << civis romanus sum >>; Roma e l’Impero erano la sua famiglia, la sua casa, il suo mondo.
Anche nella nostra civiltà occidentale contemporanea, l’unione col gruppo è la maniera più frequente per superare l’isolamento.
È l’unione in cui l’individuo si annulla in una vasta comunità, e il suo scopo è quello di far parte del gregge. Se io sono uguale agli altri, sia nelle idee che nei costumi, non posso avere la sensazione di essere diverso. Sono salvo: salvo dal terrore della solitudine.
Basti capire il potere della paura di essere diversi, il terrore di trovarsi soli, se pure a qualche passo di distanza dal gregge. La maggior parte della gente non si rende nemmeno conto del proprio bisogno di conformismo. Vive nell’illusione di seguire le proprie idee ed inclinazioni, di essere individualista; e si dà il fatto che le sue idee siano le stesse della maggioranza. Il consenso generale serve come riprova della correttezza delle proprie idee.
La crescente tendenza all’eliminazione delle differenze è strettamente legata al concetto d’uguaglianza.
Per uguaglianza, nella società contemporanea, s’intende l’uguaglianza degli automi, degli uomini che hanno perso il loro individualismo.
Sotto questo aspetto bisogna guardare anche ad alcune conquiste, generalmente usate come segni del nostro progresso, come a esempio l’uguaglianza di diritti della donna. Gli aspetti positivi di questa conquista non devono trarre in inganno. L’uguaglianza è ottenuta a questo prezzo: le donne sono uguali perché non sono più differenti.
La società contemporanea predica questo ideale di uguaglianza perché ha bisogno di atomi umani simili tra loro per farli funzionare in una massa compatta; tutti obbediscono agli stessi comandi, e tuttavia ognuno è illuso di seguire i propri desideri. Come la moderna produzione di massa richiede la standardizzazione dei prodotti, così il progresso civile esige la standardizzazione dell’uomo. Questa standardizzazione è chiamata <>.
L’unione ottenuta non è, però, né intensa né profonda; è superficiale. Inoltre, è una soluzione che riguarda la mente, e non il corpo, e anche per questo motivo fallisce.
La soluzione completa sta nella conquista dell’unione interpersonale, nella fusione con un’altra persona, nell’amore.
Il mancato raggiungimento di questa unione significa follia e distruzione. Senza amore, l’umanità non sopravvivrebbe un solo giorno. Eppure, se chiamiamo <> la conquista dell’unione interpersonale, ci troviamo in serie difficoltà. La fusione può essere raggiunta in diversi modi, e le differenze non sono meno importanti di quanto v’è in comune tra le varie forme d’amore. Ma sono poi tutte forme d’amore? Oppure dobbiamo riservare la parola <> a una particolare unione, che è stata la virtù ideale di tutte le grandi religioni e dei sistemi filosofici di quattromila anni di civiltà orientale e occidentale?
Come sempre nelle difficoltà semantiche, la risposta può essere solo arbitraria.

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